L’elemento Terra-involuzione
Nel primo trimestre dell’esogestazione ritorna con importanza l’elemento Terra. Terra è il tempo lento della conoscenza, dell’adattamento, della couvage. Terra è lo spazio intimo della casa. Ma è anche il tempo della fatica, della ricerca di un equilibrio e della ricostruzione di nuovi confini. Terra sono i contenitori, le cosiddette “potenze ecologiche” che sostengono la mamma: il partner, l’ostetrica, la nonna, la doula, l’amica.
Sul piano fisico, Terra sono i morsi, contrazioni statiche e prostaglandiniche, sintomi di un processo di involuzione che così rapido e massivo non si verifica in nessun’altra circostanza fisiologica. In questo la regressione uterina è il fenomeno più importante: da 1kg che pesa a termine, l’utero arriva a pesare 60g a 6 settimane grazie ad un’integrazione dell’attività istologico-enzimatica di riduzione delle cellule del miometrio e di autolisi proteica. A questo si aggiunge una modificazione dell’assetto vasale: le arterie trombizzano sostituite da vasi di calibro minore, mentre aumenta lo sgombero di detriti metabolici e liquidi attraverso la vascolarizzazione di deflusso e i lochi. Gran parte dei materiali di scarto derivanti dal processo involutivo viene reintegrata nella circolazione, per favorire il processo evolutivo di riciclo a sostegno dell’avvio dell’allattamento. L’intervento massivo di macrofagi e leucociti aiuta la difesa dai microorganismi invadenti e permette alla ferita placentare di regredire senza lasciare cicatrici: questa viene infatti completamente ricostruita mediante una proliferazione di epitelio centripeta a partenza dai tessuti ghiandolari sottostanti l’area di inserzione (processo involutivo ed evolutivo).
L’orifizio uterino rimane pervio per circa 10 giorni, così da permettere l’espulsione degli eventuali residui dall’utero, poi rimane cavità virtuale per consentire la lochiazione che prima è ematica, poi sierosa, infine alba. Le perdite fungono da fondamentale difesa immunitaria sia perché esse stesse battericide, sia come barriera meccanica di drenaggio dei patogeni colonizzanti ed eliminazione dei residui tessutali gravidici.
Terra è involuzione, ripresa del tono, chiusura. Le pareti vaginali e addominali e i legamenti riprendono il carattere pregravidico gradualmente e con grandi differenze tra donna e donna, tipo di gravidanza e parto, grado di parità. La vagina, che a inizio puerperio presenta un ambiente alcalino e con scarsi lattobacilli e una flora specifica finalizzata alla destrutturazione dei tessuti, a circa sei settimane riprende la sua acidità e colonizzazione batterica normale. Convenzionalmente sei settimane sono il tempo indicato anche per l’involuzione dei legamenti, mentre la muscolatura perineale impiega un tempo variabile e merita una cura attenta specifica, fisica, sensoriale, intenzionale e controllata.
Infine la chiusura del bacino avviene in tempi diversi; quando inteso come culla ossea contenitore del bambino, può essere favorita attraverso un rituale di termine, a rimarcare tramite il trattamento fisico la fine di un processo emozionale, il ricongiungimento delle estremità di un cerchio, il ritorno alle origini, a ciò che la donna era: integra.
Cosa fare?
Ascolto e nutrimento
Dal punto di vista emozionale-relazionale e ambientale, in puerperio tornano utili strumenti come l’ascolto, il contenimento, l’attivazione delle potenze ecologiche. Fondamentali sono le strategie di supporto che si raggiungono attraverso l’uso del problem solving.
Legati tipicamente all’elemento Terra, sono il nutrimento fisico ed emozionale, l’affermazione di nuove regole, l’utilizzo di rituali ripetitivi. I rituali acquisiscono particolare importanza in questa prima fase di instabilità, perché nella ripetitività portano sicurezza, danno forza e creano una cornice di difesa dalle interferenze esterne. Il trattamento rispettoso della placenta, dal lotus birth al ritorno alla terra, dal congelamento all’essiccazione, dall’ingestione all’uso topico, rientra nei rituali di cura legati all’elemento Terra.
Massaggio addominale
Per favorire l’involuzione di organi addominali, muscolatura, sistema cardiocircolatorio, cute, tessuti connettivo e fasciale e quella uterina, il massaggio addominale è lo strumento legato all’elemento terra che si può utilizzare fin dal primo giorno dopo il parto.
La tecnica: con le mani unte massaggiare in modo centripeto dall’inguine e dal margine costale inferiore verso l’ombelico. Con un tocco prima delicato e poi sempre più profondo seguire i contorni di utero e muscoli addominali, evitando l’eventuale cicatrice del cesareo. Scioglie le tensioni, migliora la circolazione, riduce il dolore uterino. L’intenzione è chiudere, avvicinare, riportare al centro. Massaggiare fino a quando si percepisce caldo, tutti i giorni della prima settimana di puerperio.
Rebozo
Il rebozo di chiusura è un trattamento di contrazione esterna ed espansione interna che a seconda dell’intenzione può aiutare a ritrovare equilibrio, porta attenzione al centro di sé, allinea gli organi, chiude perineo e bacino, seda o attiva. Questo che si propone, strutturato dal basso verso l’alto, si può usare una volta o ripetere come massaggio, per recuperare energia e come antidepressivo. Come nel primo trimestre di gravidanza, l’attivazione è minima, quindi il gesto deve essere un input non troppo intenso e la durata di tutto il trattamento di circa 10 minuti.
La tecnica prevede due ostetriche a fianco della puerpera distesa. Si fa passare il rebozo sotto le caviglie, si solleva, si dondola leggermente con piccoli movimenti, infine si incrocia sopra i piedi, si tira in orizzontale e si tiene chiuso, inchiodato a terra.
Si ripete con le ginocchia. Sotto il bacino si infila il rebozo con la collaborazione della donna, si incrocia sopra le creste iliache, si tiene per un tempo leggermente maggiore. Sotto il torace si passa sul petto con le braccia incrociate dentro
il rebozo. Infine alla testa una sola ostetrica impugna il rebozo con entrambe le mani, fa una leggera trazione indietro e in alto della nuca, dondola, incrocia sopra la fronte e tira dietro le orecchie. Indicato anche in caso di taglio cesareo, come trattamento o come rituale di chiusura del puerperio.
Di Silvia Garelli