La contraccezione di barriera è una grande risorsa per la salute femminile e le donne lo sanno da tempi remotissimi, quando i diaframmi preparati intuitivamente e spugne contraccettive allestite con sostanze naturali hanno aiutato le stesse donne a soddisfare il bisogno profondo di avere il controllo sulle gravidanze desiderate e quelle che non lo sono.
Molto diffusa e apprezzata anche per la sua sicurezza negli anni ’60-’70 del Novecento, tanto da essere il terzo contraccettivo più usato dalle utenti dei consultori familiari, ha visto un progressivo calo di popolarità legato alle false promesse della contraccezione ormonale a basso dosaggio, alle polemiche – a tratti pretestuose – sul principio attivo contenuto nel gel contraccettivo allora largamente usato, alla scarsa informazione degli operatori e alla interruzione del passaparola tra le donne, oltre alla mancanza di visibilità sociale nei mass media, nelle farmacie, nell’informazione contraccettiva generale.
Purtroppo, anche in altri paesi europei in passato “diaframma friendly” si assiste a una sorta di oblio rispetto a questa metodica, specialmente da parte delle nuove generazioni che la considerano legata alla cultura della salute degli anni ’70-’80 del secolo scorso, oggi superata e di cui nessuno parla più tranne le loro madri.
Perché il diaframma è finito nel dimenticatoio
Il gesto
Una delle motivazioni più addotte sulla mancata diffusione del metodo in Italia fa riferimento al presunto blocco emotivo delle donne italiane rispetto al contatto con i propri genitali.
Tale supposizione viene completamente sconfessata dalla sempre più ampia utilizzazione di anelli contraccettivi intravaginali, coppette mestruali di varie dimensioni e consistenze, dispositivi vaginali molto differenziati per forme e misure, utilizzate a vario titolo nella gestione autonoma della rieducazione perineale. Ricordo anche l’uso ancora molto diffuso dei tamponi per raccogliere il sangue mestruale – nonostante tutte le avvertenze rispetto alla quantità di chimica nociva che insieme a loro viene inserita in vagina – e non ultimo la nuova popolarità e ricontestualizzazione dei sex toys, che vedono una nuova
diffusione “da donna a donna”, collegata ad una educazione sessuale “vita natural durante”, che in questo caso tende a sviluppare gli aspetti più ludici, e di autoconoscenza, della sessualità.
Un altro fattore di cui tener conto riguardo alla diffusione o meno di corrette informazioni su questa metodica è che, se queste informazioni saltano il filtro della classe medica (che in tempi moderni neppure conosce l’esistenza del diaframma o, sempre senza conoscerne le caratteristiche, lo bolla immediatamente come inaffidabile senza nemmeno conoscerne l’indice di sicurezza che è intorno al 95%), ecco che le informazioni prendono vie più fluide e arrivano alle donne e in seguito queste informazioni acquisiscono velocemente qualità scientifica e divulgativa.
Viene da domandarsi perché tutti questi gesti di contatto con i propri genitali già abbondantemente diffusi, non possano divenire manualità pratiche per riportare la fertilità “sotto il nostro controllo”, utilizzando una barriera solo in occasione del rapporto sessuale, senza andare ad interferire con i nostri ormoni naturali, le nostre emozioni e i nostri pensieri durante l’intero mese.
Il nostro rapporto con il tema del generare non avviene esclusivamente a livello razionale, ma ha tutta una sua vita attiva su piani più profondi, spesso inconsci, là dove vive anche l’archetipo del materno come potenza generativa di nuova vita, di nuove evoluzioni personali.
Può essere molto utile alla nostra felicità trascorrere alcuni giorni al mese sentendo fluttuare dentro di noi, fuori di noi, il richiamo della pancia, sentendo e vivendo una grande disponibilità verso la fecondità, anche se poi forse la ragione prevarrà chiedendoci di attendere che il desiderio chiami più forte, ma sarà importante sapere che fino all’ultimo momento era qualcosa di presente, vivo, possibile.
Il no preventivo
La contraccezione ormonale nega la possibilità di muoversi tra la possibilità di generare e il non farlo, poiché attraverso l’atto quotidiano di assumere la pillola siamo costrette a ricordare a noi stesse, tutti i giorni, la nostra negazione razionale verso questa fantasia/possibilità, magari in giorni in cui tra l’altro non si pensa al divenire madre o al far l’amore, o al contrario proprio quando invece la fantasia di concepire una bambina, un bambino, ci accarezza e lentamente si crea poco a poco uno spazio dentro di noi, cui decideremo o meno di dare il nome, un giorno, di gravidanza e nascita.
La presenza degli ormoni sintetici annulla tutto l’equilibrio ormonale e il picco estrogenico ovulatorio, fase in cui è massima la connessione tra noi e il desiderio sessuale e l’eventuale desiderio di gravidanza, spesso dopo un po’ di tempo molte donne sentono diminuire il desiderio e se ne accorgono spesso anche i loro partner.
La somministrazione di ormoni mensile per via vaginale o settimanale transdermica non migliora la situazione, anche perché ci si automedica velocemente, una volta e via, e poi si perde completamente il contatto con questa parte di noi. Dimentichiamo il tema per un lungo periodo e rimaniamo in una condizione di sterilità indotta, ed è normale che dopo un certo periodo si manifestino anche effetti sull’emotività.
I giorni fertili non sono 30 al mese, i rapporti sessuali solita- mente non sono tutti i giorni del mese, perché accettiamo di assumere sostanze ormonali sintetiche che agiscono dentro di noi quotidianamente per molti mesi e per molti anni? Praticamente ci si trova in una situazione di terapia sostitutiva ormonale in presenza di organi funzionanti, perché di questo si tratta, in una condizione di fisiologia e tenuto conto anche dei rischi sempre più evidenti per quanto riguarda il fattore tromboembolico, tanto per citare il più importante, questa modalità contraccettiva andrebbe utilizzata solo se necessario in particolari fasi della vita, come possono essere ad esempio i primi rapporti sessuali o altri brevi periodi particolari in cui non sia ancora possibile usare altro e non dovrebbe essere usata “dall’adolescenza alla menopausa” come al contrario propongono le informazioni sponsorizzate dalle ditte farmaceutiche.
Attualmente è stata messa in commercio “una pillola per chi prende la pillola” la cui indicazione fa riferimento ai numerosi studi che hanno evidenziato come molti degli effetti indesiderati indotti dai contraccettivi ormonali siano in parte il risultato di alterazioni dello “stato nutrizionale” della donna per il ridotto assorbimento e alterato metabolismo di vitamine e minerali fondamentali per le normali funzioni biologiche e per proteggere l’organismo da fenomeni di tossicità.
Si è mai parlato di questo aspetto legato all’assunzione di ormoni nel counselling contraccettivo?
Sicuramente la contraccezione ormonale dovrebbe essere presa in più seria considerazione con più informazioni per le utenti e più cautela da parte di tutti.
La cultura sessuale e i contraccettivi
Esiste una forte pressione culturale sulla sessualità maschile perché l’uomo sia sempre pronto e disponibile all’atto sessuale, non perda mai “l’occasione”, pena la derisione da parte dei pari e molte proposte contraccettive hanno l’effetto indiretto di adattare la sessualità femminile alla visione sociale della sessualità maschile, benché una si muova in modo ciclico e l’altra, pur non risentendo delle fluttuazioni ormonali, preveda naturalmente momenti di maggior apertura e chiusura legati a situazioni più interne, tutto il contrario dell’essere sempre pronto, ed ecco che anche da parte della donna, per la condizione di non rischiare la gravidanza, viene interiorizzata una sorta di disponibilità permanente.
Quando le interazioni ormonali e quelle emotive e contestuali si incontrano, ecco che si rivela come il ritmo della sessualità sia differente, abbia varie sfumature: amore, passione, frivolezza, provocazione, dolcezza, tenerezza… e molto altro.
La pillola quindi spinge più facilmente la coppia ai rapporti che prevedono il coito, e come dice Jane Bennet nel suo libro sulla pillola contraccettiva, rende “l’amante pigro”, distogliendo dalla possibilità di essere più creativi sessualmente, diversamente da quando si usano metodi di barriera che non sopprimono l’ovulazione e che ci aiutano ad avere rapporti in cui si cerca il piacere in modi diversificati e questo porta a non stereotipare il comportamento sessuale, che di abitudine spesso muore.
Il diaframma e la sua storia
Esistono tracce antichissime che risalgono al papiro di Petri del 1850 a.c che descrivono pessari spermicidi, ne parla anche il Talmud consigliando l’uso di spugne da inserirsi prima del coito.
L’arte di occludere la cervice era conosciuta anche in Giappone con pessari di carta serica e nell’Est europeo si confezionavano dischi a forma di coppa con la cera d’api.
Il diaframma come lo conosciamo oggi, già conosciuto negli Stati Uniti dove nel 1940 veniva usato costantemente da un terzo delle coppie, viene messo a punto in Olanda nel 1938 dal medico tedesco Friedrick Wilde.
In seguito il metodo fu perfezionato dal Dottor Hasse che usò per l’occasione lo pseudonimo di Dottor Mensinga, dato che avere a che fare con la contraccezione e ancor di più con dispositivi vaginali era considerato promiscua arte minore; il metodo comunque si diffuse poi facilmente in Inghilterra. Tra le “antenate” della promozione e diffusione del diaframma troviamo diverse donne il cui contributo è stato fondamentale per farlo giungere nelle nostre vite di donne moderne; tra loro ricordiamo Margareth Sanger, che a New York nel 1918 venne arrestata perché si occupava di controllo delle nascite, pratica proibita nell’America di quegli anni; Hannah Stone che negli anni ‘30 collaborava con la Sanger per la diffusione delle barriere vaginali; Aletta Jacobs primo medico femminile in Olanda che, mentre lottava per diritto delle donne al voto nel 1878, diffondeva l’uso del diaframma tra le donne nelle fasce sociali più deboli e infine Marie Stopes, che in Inghilterra nel 1928 diffondeva informazioni sul diaframma con pubblicazioni rivolti alle donne utenti.
Il diaframma in Italia: una contraccezione sicura e molto diffusa
Negli anni 70 è Enrica Boschetti, ostetrica, che si occupa di far conoscere la metodica, dedicando buona parte della sua vita allo studio e alla diffusione del metodo diaframma + gel spermicida. Nel 1977 scrive il libro “Ritorno al diaframma”, dove la metodica viene studiata in modo completo sotto vari aspetti. Sono anni in cui la diffusione tra le donne del metodo è alta, ed è patrimonio comune, diremmo “le evidenze delle donne”. Usato con continuità ha indici di sicurezza altissimi, che eguagliano e spesso superano la sicurezza di altri contraccettivi più conosciuti, come preservativo e spirale. Uno studio di quegli anni, molto ampio e svoltosi negli USA, riferisce infatti un indice di sicurezza intorno al 98%, confermato anche dagli studi approfonditi di Enrica Boschetti presso l’AIED, che addirittura riporta percentuali possibilmente ancora maggiori su utilizzatrici motivate e accompagnate da counselling adeguato. Di fatto oggi è invece difficile sentire parlare in modo chiaro e scientificamente corretto di metodica “diaframma + gel”, perché?
Una sola domanda, tante risposte
All’inizio la pillola sembrava una contraccezione più comoda e sicura, ma i dati raccolti nella pratica clinica sconfessano presunte comodità e sicurezza (bassi dosaggi, dimenticanze, interazione con farmaci). Il diaframma sembrava qualcosa di scomodo, ma alla lunga verrà rivalorizzato, dato che il corpo delle donne comincia a rifiutare le somministrazioni ormonali. Oggi in un’ottica di “Green Contraception” viene valutato anche l’impatto legato alla produzione dei contraccettivi e al loro effetto sull’ambiente, e il diaframma per la sua lunga durata e riutilizzo continuo verrà visto diversamente.
La classe medica, attuale detentrice e dispensatrice unica del “sapere contraccettivo”, spesso non conosce la metodica e diffida dei metodi sotto controllo femminile, oltre a proiettare le proprie resistenze personali maschili (e femminili) per una contraccezione vaginale la cui prescrizione necessita un’interazione intima e conoscenze riguardanti la sessualità, verso cui non sono sempre predisposti.
L’evoluzione possibile potrebbe essere che i medici acquisiscono che il diaframma forse non è adatto a tutte le donne, ma sicuramente può divenire una valida alternativa per molte, inoltre dovrebbero avvalersi della collaborazione delle ostetriche che hanno per formazione più strumenti di tipo educativo e di counselling per motivare le donne a comportamenti più protettivi della loro salute, senza dire che le stesse ostetriche possono promuovere autonomamente l’uso del diaframma.
Le ostetriche si avvantaggerebbero molto dal conoscere la storia della contraccezione per vedere che la tematica contraccettiva e in particolare tutti i metodi di barriera sono stati promossi per lo più con successo da “donne dedicate e informate” come ostetriche, infermiere, attiviste per i diritti delle donne.
La contraccezione con il diaframma chiama in causa le ostetriche in prima persona, poiché conoscono la vita ciclica della donna, le ambivalenze verso il generare. Conoscono bene l’anatomia femminile e la amano, con tutte le particolarità dei vari tessuti che la compongono, e solo loro possono capire come il diaframma si adagi con gentilezza dentro al corpo femminile, come la vagina sembri fatta apposta per accoglierlo e trattenerlo spontaneamente nella giusta posizione, e altrettanto facilmente lo ceda al momento della rimozione.
Le ostetriche spesso riferiscono il timore di consegnare alla donna un metodo verso il cui uso c’è scarso sostegno sociale, anche professionale, e temono di essere responsabili di un un insuccesso promuovendo una metodica che non viene nemmeno insegnata nei corsi di Laurea!!! Ma apprenderla è possibile e soprattutto non è complicato. Fintanto che, come è successo con le coppette mestruali, non si partirà da noi, dalle donne, nel far circolare le buone esperienze e condividerle, non si avranno progressi nella costruzione sociale di valide alternative contraccettive.
È necessario attingere informazioni da fonti attendibili come l’Organizzazione Mondiale della Sanità per vedere che il diaframma ha il 94% di sicurezza se usato correttamente. Anche la SIGO, nella campagna informativa “SCEGLI TU” affida alla metodica tassi di sicurezza del 95%.
Si imputa la scomparsa del diaframma alla messa fuori commercio in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, dei vecchi gel a base di nonossinolo sulla base di alcuni studi avvenuti su sex workers per le quali l’uso in rapporti molto frequenti, più di uno al giorno, avrebbe favorito la trasmissione Hiv potendo danneggiare la mucosa vaginale.
Non sembra una situazione “tipo” molto rappresentativa delle utilizzatrici comuni del diaframma, ma in Italia sembrava non si aspettasse occasione migliore per far sparire, dalla fine anni ‘90 una metodica molto conosciuta, efficace almeno quanto preservativo e spirale.
Ora non ci sono scuse, in Italia è tornata in libera vendita una preparazione che inattiva gli spermatozoi e per chi volesse continuare ad utilizzare veri e propri spermicidi, si sappia che sono venduti liberamente in Francia e Svizzera e altri paesi Europei (sempre per chi non lo faccia più di tre volte al giorno e tutti i giorni! Nel qual caso meglio usare il gel a base di acido lattico).
L’informazione viziata che vuole abbassare l’autostima del diaframma, spesso mette come prima caratteristica che “non protegge da malattie sessualmente trasmissibili”, che suona quasi come minaccia, come se gli altri metodi più pubblicizzati e sostenuti da investimenti pubblicitari rilevanti (pensiamo a cosa gira come depliants e affini nei consultori), invece proteggessero dalle MST!!!
Non vedo nemmeno, su stampa e affini, questa grande preoc- cupazione di diffondere l’uso del preservativo femminile, unica vera protezione anti HIV durante i rapporti, insieme a quello maschile, leggermente meno sicuro. Vale comunque la pena ricordare che per quanto riguarda questo tema il diaframma se non “protegge”, di certo aiuta a diminuire il rischio per vari motivi, tra cui la riduzione della superficie di contatto con agenti patogeni dato che cervice e parete vaginale anteriore sarebbero escluse dal contatto diretto, sia durante il contatto che per varie ore successive, sia perché diverse malattie a trasmissione sessuale vedono proprio la cervice come via principale di acquisizione dell’infezione che con l’uso del diaframma sarebbe coperta.
Per la legge della domanda e dell’offerta, se aumentasse la presenza del diaframma nelle conversazioni femminili e maschili, in tutti i consultori dove potrebbero nascere i “Centri per la Contraccezione con il Diaframma”, veri e propri spazi specifici per la contraccezione di barriera femminile, allora come per altri prodotti ci sarebbe una ripresa dell’offerta dif- ferenziata di prodotti.
Oggi abbiamo a disposizione solo tre tipologie di diaframmi, il diaframma della ditta MILEX, nelle versioni calotta ed archetto varie misure, il diaframma in silicone taglia unica della ditta MEDINTIM, e il diaframma brasiliano in silicone, varie misure, trasparente rosa, ditta SEMINA. Tutti hanno pregi e difetti ma aumentando l’offerta ogni donna troverebbe ancora più soddisfazione nel trovare quello veramente perfetto per lei.. ma dobbiamo ancora smuovere le acque!!!
La divisione netta in vantaggi e svantaggi legata alle infor- mazioni sul diaframma non è molto corretta, infatti spesso ciò che secondo un’ottica bio-medica sulla contraccezione è svantaggioso, potrebbe essere il punto di forza in una visione biopsicosociale. Ad esempio il fatto di doverlo usare: “nell’occasione del rapporto”, o che: “necessita di una conoscenza del proprio corpo”, o ancora: “bisogna andare da una ostetrica per apprendere ad inserirlo”, fino ad altre considerazioni inverosimili, come: “adatto a coppie con rapporti regolari” (?) non si capisce il nesso…
Spesso si trovano anche descrizioni non scientifiche, a tratti divertenti, riguardo le caratteristiche del metodo tipo: “La posa costringe a interrompere il rapporto nel momento di maggiore eccitazione” e via dicendo. In internet, come spesso accade, esiste tutto e il contrario di tutto.
L’ aspetto più importante è che usare la contraccezione di barriera vuol dire decidere di avere una consapevolezza della propria vagina e di volere essere le prime ad avere un controllo attraverso di essa sul concepimento.
Bisogna valorizzare le sue caratteristiche, il suo modo di modificarsi durante l’atto sessuale, va apprezzata la sua capacità di essere un organo per lo più molto sano, pensiamo a come dopo il parto ritorna presto in condizioni fisiologiche… questo può aiutarci a vivere consapevolmente la contraccezione e una sessualità libera da tensioni dannose… insomma è una YONI!
Informazioni per le donne: il diaframma da vicino
È una cupola semisferica in silicone con un bordo flessibile per facilitare l’inserimento in vagina. La sua funzione principale è impedire allo sperma di entrare in contatto con l’ovulo.
Il diaframma in sé non è sufficiente per raggiungere l’alto indice di sicurezza che gli appartiene, perciò si usa in combinazione con una crema spermicida al nonxinolo-9 (acquistabile in rete) o un gel a base di acido lattico (libera vendita in Italia) che inattiva gli spermatozoi alterandone la motilità.
L’uso del diaframma ha percentuali di successo oscillanti, a seconda degli studi, tra il 94% e il 98% (meglio del preservativo se combinato con gli spermicidi), la bassa percentuale di fallimenti è dovuta per lo più all’uso discontinuo e più raramente, solo se il counselling non è stato adeguato, a errori di inserimento.
Inserire correttamente un diaframma
Puoi inserire il diaframma fino a tre ore prima del rapporto o immediatamente prima del rapporto stesso.
Applica una dose, la quantità di un cucchiaio da tè, di gel o crema prima di inserirlo. Non dimenticare mai questo passaggio prima di inserirlo, altrimenti l’efficacia del diaframma sarà ridotta.
Piega il diaframma tra l’indice e il pollice o tra il dito medio e il pollice. Adagia lo spermicida sul bordo e nella calotta aiutandoti con le dita. Se dovesse capitare un altro rapporto sessuale dopo il primo a distanza di 6 ore, a diaframma inserito, va applicato ulteriore spermicida. Fallo senza rimuovere il diaframma. Puoi seguire le istruzioni che trovi nella confezione dello spermicida. La maggior parte dei prodotti spermicidi sono in un tubetto con un applicatore. Puoi semplicemente inserire l’applicatore più in profondità che puoi per assicurarti di raggiungere la cervice.
Puoi inserire il diaframma da distesa, accovacciata, con una gamba piegata mentre sei in piedi. Tieni il diaframma in modo che l’interno della calotta sia rivolto verso la cervice. Il gel all’interno coprirà la cervice.
Il training con l’ostetrica ti aiuterà ad individuare la tua cervice ma puoi immaginare la tua vagina come se fosse un ingresso, le pareti vaginali si allargano facilmente, ma la cervice si trova alla fine dell’ingresso, ferma e rotonda. Quando raggiungi la fine delle pareti vaginali, puoi sentire la cervice come se toccassi la punta del naso e apprezzerai la sua consistenza duro-elastica che spesso durante il ciclo si modifica un po’. Spingi gentilmente il diaframma mantenendo aderenza contro la parete vaginale posteriore (verso il retto) lungo la vagina finché non raggiunge la cervice, dovresti così essere in grado di coprire la cervice e la parete vaginale anteriore con il diaframma. Sentirai, al tuo controllo, la cervice coperta da esso e non dovrai preoccuparti di controllare altro. Non percepirai nessuna sensazione di presenza dovuta al diaframma e il tutto ti sembrerà confortevole. Se lo percepisci come un fastidio potresti averlo posizionato male, a volte succede, ma sempre più raramente con l’esperienza, toglilo e reinseriscilo con più attenzione.
Durante il rapporto non sarà percepito, non serve controllare la sua posizione subito dopo il rapporto perché la normale distensione della vagina ti farà sembrare il diaframma molto in alto, ma è tutto normale. La cervice si è spostata più all’interno, ma il diaframma non si sposta dalla cervice a cui è ben adeso. Non rimuovere il diaframma per almeno 6 ore. Questo tempo serve agli spermatozoi fermi in vagina per inattivarsi completamente in un ambiente normalmente acido, se per errore lo fai, ricordati di valutare l’assunzione della contraccezione d’emergenza. Tuttavia, proprio come un assorbente interno, non lasciarlo nel corpo per più di 24 ore. Non è salutare e può portare complicazioni importanti.
Rimozione del diaframma
Rimuovi sempre il diaframma almeno 6 ore dopo il rapporto. Se viene lasciato nel corpo per un periodo più lungo ad alcune donne provoca qualche fastidio, per molte altre non ci sono disagi.
Ecco come rimuoverlo: inserisci il dito medio nel diaframma, verso l’ osso pubico e leggermente al lato. Alcune donne sperimentano tecniche differenti per la rimozione comunque possibili e utili, più adatte alla loro anatomia. Tira il diaframma con decisione con una trazione decisa e continua verso il basso. Se la manovra fosse fastidiosa, può succedere che ci sia qualche contrazione momentanea di qualche muscolo perineale, si consiglia in questo caso di non insistere, ma di ripetere l’operazione dopo un po’ di tempo.
Lava normalmente i genitali se vuoi dopo averlo rimosso per rimuovere le tracce di gel o crema.
Cura del diaframma
Dopo la rimozione, lava il diaframma con acqua corrente e un sapone delicato. Il silicone di cui è fatto è un materiale molto resistente. Non usare disinfettanti poiché non servono. Dopo averlo lavato, asciugalo normalmente e lo potrai riporre nelle sua custodia. Sostituisci il dispositivo solo dopo che lo vedrai danneggiato. Piccole deformazioni del modello ad archetto non ti dovranno preoccupare. Di molti di questi aspetti potrai parlare con l’ostetrica.
Scegliere il diaframma giusto
Il training con l’ostetrica sarà fondamentale per scegliere il modello più adatto e capire perché un modello ti viene consigliato piuttosto che un altro. Il diaframma in silicone ha sostituito tutti i modelli in lattice, oggi non più reperibili sul mercato. L’ostetrica ti aiuterà a capire meglio come sei fatta e come inserire il diaframma in modo confortevole e sicuro, spesso in questi colloqui si parla anche di sessualità e salute femminile e potrai anche in seguito tenere come punto di riferimento l’ambulatorio del diaframma per la tematica contraccezione e benessere, anche se vorrai nel tempo valutare altre alternative contraccettive, avrai informazioni più complete che in altri contesti.
Caratteristiche che le donne possono apprezzare del diaframma
- No uso di ormoni
- No effetti sistemici
- Basso costo
- No impegno quotidiano
- Non sopprime il ciclo mestruale
- È sotto il controllo femminile
- Alto indice di sicurezza
- Non necessita controlli medici periodici
- Non inquina l’ambiente
- Parziale protezione da alcune MST
- Aiuta la donna a conoscere meglio il proprio corpo
- Non viene percepito né visto durante il rapporto sessuale
- Può essere messo con largo anticipo rispetto al rapporto evitando così di interferire nella spontaneità del rapporto stesso
- Offre alle donne che non possono assumere altri contraccettivi un’alternativa pratica e sicura
- Ideale nel dopo parto e in allattamento
- Possibile l’uso anche con retroversione uterina
- È adatto anche a chi ha una frequenza di rapporti saltuaria e ritiene poco appropriato l’uso di un contraccettivo più invasivo o impegnativo
- Può essere a disposizione quando non si ha la disponibilità di altri metodi (dimenticanza pillola, assenza preservativo, spirale ancora in utero ma non più efficace)
- Innumerevoli vantaggi per l’uomo…
Alcune criticità
- Non adatto a chi non ha familiarità con il proprio corpo e non intende acquisirla
- Possibile, rara possibilità sindrome choc tossico
- Richiede motivazione e disciplina nell’uso continuo
- Da rivalutare dopo aumenti e diminuzioni di peso uguali e/o maggiori di 5 kg
- Da valutare se vi è predisposizione ad cistiti e uretriti (comunque scegliendo bene la misura non è escluso l’uso) •Sensibilità verso creme e gel in commercio
Bibliografia e siti di riferimento
A. Pope, J. Bennett, La pillola è la scelta giusta per te?, Macro Ed., 2011
C. Flamigni, Storia della Contraccezione, ed Dalai, 2012
L. Eldridge, Our Control: The Complete Guide to Contraceptive Choices for Women, Seven stories press, 2010
E. Boschetti, Ritorno al diaframma, Cortina edizioni, 1977