“Cinque minuti e te lo ridò”

Le routine iatrogene di bagnetto, profilassi e misurazioni nei primi minuti di vita del neonato

Esiste un terzo tempo durante il quale chi fino a poco prima si conosceva in un certo modo ha la possibilità di rivedersi con una luce diversa. Un terzo tempo sacro, indisturbato, in cui i protagonisti in gioco vengono lasciati liberi di incontrarsi. Nessuno osa ritardarlo, nessuno lo interrompe. Chi era lì presente anche prima di quegli attimi non interviene, osserva ciò che sta accadendo e gode della vista e dell’energia che si crea in quel momento così prezioso, che arriva tanto atteso, dopo un viaggio intenso, spesso lungo e impegnativo, a volte (molto) complicato. Esiste un terzo tempo rispettato in cui nessuno separa chi finalmente si è riunito, in cui ci si emoziona, si sorride, ci si abbraccia e ci si nutre.

Un terzo tempo così esiste anche nella realtà e non è solo nella mia fantasia.

È il terzo tempo delle partite di rugby.

Alla fine lo sappiamo cosa succede a questo punto in ospedale. Possiamo facilmente immaginare questi due scenari, per esempio.


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